QUALITALY_125
OTT. NOV. 2021 15 T ra le parole che negli ultimi tempi vanno per la maggiore, compreso l’ambito della risto- razione, si trovano sostenibilità, rispetto per il pianeta, approccio sensi- bile... Concetti assolutamente nobili e da coltivare, così da arrivare a un fine ultimo comune, tale da preservare la qualità di tutto ciò che ruota attorno al settore e supportare un sistema che deve avere qualche raddrizzata. Ma, a dire il vero, a queste parole è giusto – o sarebbe giusto, visto che il condizionale è d’obbligo – affiancare anche quelle che parlano di etica, aiuto sociale e opportu- nità verso le persone più fragili, munite, però, di un grande potenziale. In sintesi, sarebbe il casodi focalizzare l’attenzione e sostenere tutte quelle iniziative che s’impegnano a dare un’opportunità a chi deve convivere con una qualche forma di disabilità. Il risultato? Una ristorazione etica sotto ogni punto di vista. Delinea la trama di un progetto ecce- zionale Nico Acampora, ideatore e ar- tefice di PizzAut, una pizzeria che sa ‘davvero di buono’ per creatività, altru- ismo, coraggio e intraprendenza, volta a crescere in previsione di un futuro rivoluzionario. DA DOVE HA PRESO VITA PIZZAUT? Sono il padre di un bambino autistico e, una notte, pensando a come dare un’opportunità ai ragazzi più grandi e già in età da lavoro, ho riflettuto su cosa potesse essere utile e propositivo. In Italia ci sono circa 600 mila persone autistiche e pochissime sono inserite nel mondo del lavoro o hanno una professionalità. Ricordo che svegliai mia moglie e le dissi che avevo intenzione di aprire un ristorante. L’idea prese forma anche dal fatto che in casa, con l’aiuto di mio figlio, si cucinava spesso la pizza, poiché uscire per andare a mangiare fuori con un bimbo autistico, in alcuni casi, poteva destare un po’ di fastidio al ristoratore e agli altri clienti. In più avevo notato che questa specifica manualità piaceva molto al bambino. Quindi, perché non provare? Se riusciva a fare un impasto un ragazzino, perché non tentare anche con i più grandi? Presa la decisione iniziai a chiedere ai genitori la disponibilità per questa nuova avventura e da qui siamo partiti. COME SI È EVOLUTO IL PROGETTO? Misonosubitodatodafareperorganizzare i primi corsi, andando a cercare il filone più adatto alle diverse ‘sfumature’ dell’autismo. Sono iniziati i corsi per addetto alla sala, per fare il cameriere, per fare il pizzaiolo, ovviamente in modo molto informale; successivamente ho chiesto ad alcuni ristoratori se fossero disposti adaccettare labrigatadi PizzAut nel loro locali. QUALI SONO STATE LE REAZIONI? Ci sono stati dei no ma ci sono state anchemolte soddisfazioni. Per esempio, tra le prime esperienze, ricordo un ri- storante con capienza di 150 persone… Ebbene, le prenotazioni per quell’occa- sione furono ben 600! In altri casi ab- biamo avuto disponibilità ma solo nel giorno di chiusura ed è stato bello vedere che, anche in condizioni non consuete, il locale era sempre al completo.
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