Qualitaly_118
15 AGO. SET. 2020 indietro. Secondo FIPE ogni giorno in Italia si spendono 13 milioni di euro sotto forma di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 mi- liardi di euro. Secondo il Rapporto sul Welfare Aziendale Up Day, e Tecnè, buoni spesa e buoni pasto sono strumenti largamente apprez- zati. Anche se solo il 27,5% degli intervistati ne beneficia, l’84,3% dei lavoratori li preferisce al corri- spettivo di contanti in busta paga e per il 95,8% rappresentano un importante contributo per il bilan- cio familiare. Non solo: il 61% delle aziende ritiene che siano un van- taggio soprattutto in termini fiscali, essendo un contributo esentasse. LESOLUZIONI DELLASTART-UP L’esigenza dunque resta, ma le modalità cambiano. Sono varie le soluzioni che alcune start up stanno testando per raggiungere in pausa pranzo questo lavoratore sfuggen- te, che lavora da casa o si alterna con l’ufficio. Foorban sta sviluppando due soluzioni per l’ufficio: i frigoriferi smart riforniti ogni mattina con giorno di vacanza ad agosto dopo il crollo del 54% a giugno e del 23% a luglio e una spesa media destinata alle vacanzedi 588 europer persona (-25% rispetto al 2019). Se il 93%ha scelto l’Italia, l’incremento non ha compensato la perdita degli stra- nieri, azzerati da fuori dell’Europa e in forte calo dall’Ue. E sono cam- biate le destinazioni: un italiano su quattro ha scelto secondoColdiretti una meta all’interno della regione di residenza. Le località balneari sono state le preferite, ha tenuto il turismo in montagna e c’è stata la riscoperta di borghi e centri minori nelle campagne, ma sono crollate le presenze nelle città. Proprio quelle città, specie d’ar- te, dove per molti bar e ristoranti la pausa pranzo rappresenta da sempre una fetta importante del- le entrate. E che ancora oggi si trovano orfane di turisti stranieri e lavoratori che ancora non sono entrati in ufficio. IL PRANZO AL LAVORO RESTA Difficile fare previsioni sul futuro dello smart working. Molte aziende hanno deciso di prorogare lamoda- lità, almeno su base volontaria, fino a fine anno. Ma non tutto si può fare da remoto, l’interazione fisica non può essere simulata indefinitamen- te attraverso uno schermo. Però il pendolarismo non piace a nessuno: secondo un’indagine Cgil/Fonda- zioneDi Vittorio sulloSmartworking il 60% dei lavoratori ha dichiarato di volere continuare a lavorare da remoto anche dopo la pandemia. Di certo c’è che lo smart worker deve pure mangiare. Fare pane e torte a casa andava bene durante il lockdown, un po’ meno quando si deve lavorare otto ore al giorno al computer emagari pure gestire an- che figli e parenti anziani. Dunque, la pausa pranzo, sebbene deloca- lizzata, continuerà. E l’azienda che ha sempre provveduto al pranzo dei dipendenti - tramite mensa o buoni pasto - non potrà totalmente tirarsi Pozzoli, Mottolese, Cavaleri Il dilemma dei contenitori Se la pandemia doveva essere un campanello d’allarme per la salute del Pianeta la realtà dei primi mesi rischia di aggravare la situazione di rifiuti e sprechi. È stato calcolato che solo per le monorporzioni richieste alle mense scolastiche il prossimo anno saranno gettati 11 kg di plastica per ogni studente. Per non parlare di utensili non richiesti che arrivano con il delivery come tovaglioli, bacchette e posate di plastica (chi ne ha bisogno a casa? non sarebbe il caso di chiedere al momento dell’ordine cosa serve?). Anche nel packaging servono soluzioni nuove, sia nel design sia nei materiali. PriestmanGoode ad esempio riprende un design tradizionale thailandese per creare contenitori impilabili che risparmiano coperchi. Deliveroo ha lanciato una linea di contenitori biodegradabili, compostabili e riciclabili mentre Just Eat con la startup Notpla propone contenitori in cartone da polpa di alberi ed erba rivestiti con alghe.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=