Qualitaly_117
il punto C i siamo! Dopo una pausa ‘forzata’ durata circa tre mesi, stiamo provando a tornare alla normalità. Abbiamo vissuto una ‘guerra’ che mai nessuno di noi avrebbe potuto anche solo lontanamente immaginare. Siamo stati letteralmente colti di sorpresa, in tutti i set- tori, anche se – probabilmente – non spettava a noi prevedere una situazione come quella dettata dall’arrivo del Covid-19. Nel 2015 Bill Gates parlava di un “virus altamente contagioso in grado di ammazzare 10 milioni di persone”. E ancora: “Potevamo agire preventivamente per minimizzare i danni provocati dalla pandemia”. Forse qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Come tutti i Paesi sviluppati, anche l’Italia ha un piano nazionale per le emer- genze di tipo epidemico che avrebbe dovuto partire a spron battuto sin dalle prime avvisaglie di metà gennaio. E invece, tutti, all’inizio, hanno minimizzato. È incredibile pensare che al giorno d’oggi non ci sia la possibilità di prevenire una situazione di pericolo come quella causata dall’insor- genza di una emergenza sanitaria. Bill Gates dice che ci vorrebbero piani internazionali di azione basati su protocolli comuni ben definiti, strumentazione e mezzi accanto- nati allo scopo, un sistema logistico e di comunicazione dedicati e, soprattutto, una task force di pronto intervento. Invece, l’agenzia delleNazioni Unitechepresiedealla salutepubblica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è incaricata soltanto di studiare le epidemie e seguirne il corso, ma non di intervenire per reprimerle. Seneca, nel De brevitate vitae , rifletteva sul fatto che le persone agi- sconocon leggerezza, sprecano leopportunità epoi, quando vedono che la situazione precipita, abbracciano gli altari o le ginocchia dei medici implorando aiuto. Ed è quello che abbiamo fatto noi, pur essendo nel 2020. Ora raccogliamo i cocci di quanto lo ‘tzunami Coronavirus’ hadistrutto. Tutti i soci CIC hanno ripreso - chi prima chi dopo – la propria attività. C’è una cosa però che accomuna tutti: dobbiamo renderci conto che in questo momento i nostri clienti, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, bar, sono quelli più in difficoltà. E il problema è la liquidità. È vero, abbiamo ancora il problema delle presenze. Gli avventori non sono quelli di una volta da un punto di vista numerico. Ma dobbiamo essere fiduciosi, e attendere che passi la paura. Nel frattempo, noi grossisti dobbiamo attrezzarci per fare consegne con ordini minimi e saper anche fornire una consulenza mirata, utile a sostenere la ripresa del settore. Cerchiamo di vedere la luce in fondo al tunnel! LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL IL PUNTO Antonio Bocchi, Vice Presidente Cooperativa Italiana Catering 3 GIU. LUG. 2020
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