Qualitaly_117
38 GIU. LUG. 2020 breve mi sembrerà che non abbia- te nulla da offrire, se al contrario è troppo vasto, mi disorienterò e rimarrò titubante nell’aver fatto la giusta scelta. Se, al contrario, io ascolto il racconto di portate con- sigliate, suggerite, raccomandate, mi sembrerà di essere partecipe, complice di qualcosa tra me e lo chef. Importantissimo sottolinea- re freschezza, scelta del giorno, originalità locale, chilometro zero, specialità del locale. Ma tutto ciò deve essere tassativamente vero e, di conseguenza, mantenuto. 5. ATTESA – Altro momento critico di un’experience alimentare. È stato scientificamente calcolato che non deveesserené troppobrevené trop- po lunga. Troppo breve, perché non deve sembrare che fosse già tutto fatto (sonoesenti daquestoragiona- mento solo gli antipasti freddi). Non deve essere troppo lunga, perché il e perdita dello stimolo dell’appeti- to. Questo costringe il ristoratore a un’organizzazione ferrea in cui le uniche due strade percorribili sono lo scaglionamento degli ingressi o l’aumento degli spazi e del perso- nale di cucina. Al contrario la tipica situazione di offrire nell’attesa pane, grissini, taralli o focacce, tacita sì lo stimolo della fame, ma crea anche una parziale sazietà che ridurrà la consumazione. Il vecchio motto di un grande chef del secolo scorso “il mio cliente deve arrivare legger- mente affamato sino al digestivo”, è pura verità. 6. SERVIZIO – Diceva il medesimo chef che “un buon cameriere vale quanto pesa in oro”. Il servizio deve essere sempre inappuntabile, rapi- do,efficiente,cordialesenonaddirit- turaamichevole.Ilcommensaledeve sentirsi un re/reginadoverosamente accudito da un perfettomaggiordo- mo. Quindi, la divisa sarà immaco- lata, curata nei dettagli, e includerà oggi obbligatoriamente i guanti: in fondo un tempo nei ristoranti di alta classe il servizio era sempre effet- tuato con i guanti alle mani, tanto è vero che si dice ancora oggi essere serviti con i guanti bianchi. Poi ce ne siamo dimenticati e li abbiamo pen- sati comedistintivoclassista, invece che strumento di rispetto verso un servizio delicato dal punto di vista igienico. Oggi la realtà del virus ci costringe a ripensare al passato, ma se ciò viene fatto con sapienza ed eleganza potrà essere un elemento positivo, quasi un distinguo prezio- so. Altro punto cardine del servizio IN SALA nostro cervello nel momento della sceltadelleportate innescaautoma- ticamente - e inconsciamente - un processo di stimolo allo stomaco. Analisi neuroscientifiche hanno di- mostrato che ‘l’acquolina’ esiste davvero nello stimolo cerebrale. Ciò concede tempi relativamente brevi (massimo 15 minuti), poi lo stomaco non ingurgitando nulla, invia un se- gnale al cervello che attiva il proces- so inverso: chiusura dello stomaco Analizziamo questi 8 concetti fondamentali per elaborare, per progettare un miglioramento che giochi sulle leve emozionali. 1. VISIBILITÀ – Applicare le regole della percezione per guidare lo sguardo del cliente nei punti più rassicurativi e interessanti dell’experience. 2. AUTOMATICITÀ – Utilizzare stimoli sensoriali che inneschino abitudini e comportamenti automatici in risposta a certe sollecitazioni. 3. CORNICE – Modificare la visione delle precedenti experience al fine di ottenere attenzione e atteggiamento proattivo. 4. CAOS – Stravolgere le aspettative del cliente per guidarne l’attenzione. 5. RICOMPENSA – Sfruttare l’inconscio desiderio del consumatore per ottenere ricompense attivando i circuiti del piacere. 6. REPUTAZIONE – Sfruttare figure autorevoli per trasmettere fiducia e attirare il pubblico. 7. MISTERO – Creare e alimentare il mistero, la suspense per mantenere vivo l’interesse. 8. RISCONTRO – Favorire una complicità con il cliente, che così non si sente un “numero”, ma un amico prezioso. LE 8 LEVE DELL’ATTENZIONE
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