Qualitaly_117

23 GIU. LUG. 2020 S arà perché in questo periodo siamo tutti più sensibili, sarà la voglia di ricominciare, sarà anche per lasciarsi alle spalle questa situa- zioneassurdae inaspettatacheci ha travolti a fine febbraio,ma siamo tutti alla ricerca di storie imprenditoriali belle da raccontare che facciano da stimolo a tutto il settore. E di sto- rie, per fortuna, ce ne sono. A noi è piaciuta quella che ci ha raccontato MarcoCavallo, unnome ‘importante’ che ricorda un’altra battaglia, quel- la che tutti ricordiamo come Legge Basaglia, quella legge del 1978 che segna la fine dei trattamenti sanitari obbligatori (piùconosciuti comema- nicomi).MarcoCavalloèunascultura di legno e cartapesta che simboleg- gia l’uscitadi unuomodalmanicomio e l’inizio di una nuova vita. Proprio come quella che ci ha raccontato questo omonimo imprenditore. Partiamo dall’inizio. Come e quando è cominciata la tua avventura nel mondo della ristorazione? In realtà non ricordo un momento preciso, forse perché provengo da una famiglia di ristoratori. Quindi per me è stato abbastanza naturale decidere di intraprendere questo percorso professionale. Ho iniziato a lavorare con mio padre molto giovane e, anche quando poi ho deciso di proseguire la mia strada da solo, nonostante le difficoltà, non ho mai pensato di fare altro. Ti sei poi lanciato in una nuova sfidanelsettorestreetfood.Come nasce l’idea? Conclusa la mia precedente esperienza professionale nella gestione della ristorazione per una società di calcio professionistico, durata più di 10 anni, ho sentito il bisognodi uncambiamento radicale. Lanciarmi nello street food è stata tantounanecessitàquantounasfida. La necessità di ricominciare subito a fare il mio lavoro a stretto contatto con le persone e la convinzione che anche inunacittàcomeMilano fosse possibile “nobilitare” il concetto di street food. Daqui, l’ideadel food truck inzona Bosco Verticale. Come si chiama e in cosa consiste l’attività nello specifico? La nostra attività di food truck si chiama StreetGourmand. Mi piace definirlo un bistrot itinerante con una proposta di burger e sandwich gourmet. Che tipo di clientela avete sviluppatoequali sono lemaggiori richieste? Devo dire che la nostra clientela è molto diversificata. I nostri clienti sonodirettori di banca, residenti della zona, manager, impiegati ma anche studenti eoperai dei vari cantieri della zona. E poi molti turisti stranieri. Il nostro menu rispecchia proprio questediversepersonalità. Andiamo dal classico burger americano per i più giovani, passando per i nostri burger vegani molto apprezzati dal pubblico femminile e straniero, fino al nostro panino con carne di cavallo marinata e pecorino sardo alla piastra per palati esigenti. Avendo scelto una zona così esclusiva, avrete anche puntato molto sulla qualità delle materie prime… La scelta della zona faceva parte della sfida di cui parlavo prima. Nonostante quello che si possa pensare, non è stato facile inserirsi inuncontestocosì esclusivo.Milano poi è una città che offre veramente di tutto. E dove la concorrenza è altissima. Sarebbe stato forse più facile iniziare in una zona più periferica. Ma proprio grazie alla scelta di puntare tutto sulla qualità dei nostri prodotti, alla fine siamo riusciti a guadagnarci la fiducia dei nostri clienti. Comeaveteselezionatoifornitori? Tendenzialmente cerchiamo di produrre noi la maggior parte degli ingredienti. Dove non è possibile, abbiamo deciso di affiancarci solo a realtà che rappresentano un’eccellenza nel loro settore di riferimento. Non a caso le nostre carni sono prodotte dalla macelleriaOberto, verdureepesce le acquistiamo da fornitori selezionati,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=