Qualitaly_116
17 APR. MAG. 2020 nozioni che la ristorazionemoderna ha inglobato senza dare a nessuno alcun preavviso: digitalizzazione, rintracciabilità, tempi e modalità di consegna. Elementi che non so- no passati inosservati durante il blocco governativo alle pasticcerie, fruttivendoli e alimentari. Piccole realtà artigianali e commerciali che, cavalcando l’onda del momento, soprattutto nella periferia italiana, utilizzando i propri mezzi di loco- mozione, hanno continuato a con- segnare i loro prodotti nelle case degli acquirenti. “Quasi tutte le pizzerie, ma an- che i negozi di generi alimentari e i fruttivendoli qui, nella Provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT) – ha affermato Antonella Cusmai, Con- sigliere Comunale di Margherita di Savoia – da subito, si sono attrezza- ti per fare le consegne a domicilio, magari utilizzando per le comande Facebook, InstagramoWhatsApp”. UNARIVOLUZIONE IMPROVVISA Al momento dell’entrata in vigore non è necessariamente voluta da- gli chef o dai ristoratori. Più volte è condizionata da fattori esterni alla ristorazione come la non stanzialità della clientela, notoriamente di nic- chia, e le prenotazioni, quasi sem- pre programmate dal consumatore in largo anticipo. TAKE AWAY, L’ALTERNATIVA La vera novità del Decreto del 26 aprile è la seguente: ‘…Resta con- sentita la ristorazione con conse- gna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché la ristorazione con asporto fermo restando l’ob- bligo di rispettare la distanza di si- curezza interpersonale di almeno un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi’. Un Decreto che non ha certo ras- sicurato gli esercenti che orbitano nell’ambito del food & beverage, come anche i vertici FIPE i quali in una nota, hanno evidenziato il loro disappunto nei confronti del Gover- no per aver rimandato al 1 giugno l’apertura dei bar, pub, ristoranti e pasticcerie. Tuttavia, per ora è l’unica strada percorribile. del blocco totale delle attività, se- condo i dati della FIPE, tra le im- prese della ristorazione tradizionale solo il 5,4% era già in grado di for- nire un servizio di Food Delivery. L’emergenza poi ha spinto il 10,4% dei ristoratori ad attrezzarsi per la consegna adomicilio. Così inpoche settimane il 40% dei protagonisti della ristorazione ha registrato un’apprezzabile crescita della do- manda di cibo a domicilio che ha evidenziato un approccio diverso rispetto al passato dei consumatori nei confronti del delivery. Per tutelare la sicurezza dei cittadi- ni, ristoratori, rider e clienti, Asso- Delivery e FIPE hanno redatto una serie di norme in linea con quanto disposto dalle autorità competenti e dal Ministero della Salute. Sepa- razione degli ambienti per la pre- parazione del cibo dai locali dove si ritira, igienizzazione dei locali, in particolar modo quelli dove avviene il ritiro del cibo, mantenimento della distanzadi sicurezza interpersonale di almeno un metro e assenza di contatto diretto in tutte le varie fa- si, inclusa la consegna, contenitori termici per il trasporto che devono essere ripetutamente puliti con pro- dotti igienizzanti. “Noi abbiamo due cucine – ha det- to Alessandro Palmieri - e questo ci ha agevolato a fare da subito la consegna a domicilio e successiva- mente l’asporto, servizi che abbia- mo deciso di offrire ai nostri clienti anche per il futuro. E poi, questo ci ha consentito di non chiudere del tutto durante il blocco imposto dal Governo, limitando al minimo le perdite”. Assenti ma giustificati nel vivace mondo della fornitura a domicilio i ristoranti blasonati, anche se du- rante l’emergenza non sono man- cate le iniziative di delivery da parte di alcuni di loro come il Ristorante il Moro di Monza, Da Mimmo a Ber- gamo alta, Da Vittorio a Brusaporto e Filippo La Mantia a Milano. La latitanza dei ristoranti stellati Domenico Agnello Chef Alessandra Civilla e ristoratore Alessandro Livertini
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