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15 FEB. MAR. 2020 A lmomentoincuiscriviamo (metà febbraio) non sap- piamo bene come andrà a finire. L’Oms ha dichia- rato lo stato di emergenza globale, ci saranno altri casi e purtroppo altre vittime del nuovo Coronavirus (virus 2019-nCov) manifestatosi un gior- no di dicembre dalla città stato di Wuhan, Cina. Comunque sia una riflessone si im- pone su come situazioni sanitarie estremedi questo tipo (leprecedenti furono la SARS sviluppatasi in Cina nel 2002-03 e la MERS nel 2012 in ArabiaSaudita) impattano sull’attivi- tà dell’ospitalità e della ristorazione in particolare. Partendo da un dato: è certo che ci sarannoconseguenzesull’economia globale, dato il ruolo della Cina in particolare, e della città di Wuhan come hub industriale globale. “La preoccupazione non è per quella scena apocalittica diffusa con per- sonechemuoionoper strada. Lapre- occupazione è che un’enorme fetta dell’economia globale venga messa fuori servizio mentre la gente aspet- ta che finisca la psicosi” - ha detto PatrickChovanec,managingdirector di Silvercrest Asset Management al Washington Post. OSPITALITÀ COLPITA Acambiaresonoprimadi tutto i com- portamenti sociali, conconseguenze gravi su turismo, commerci e natu- ralmente su ospitalità e ristorazione. Tanto che tra le prime notizie che hanno fatto intravedere la gravità della situazione c’è stata quella della chiusura di decine di punti vendita “Se la gente continua a non venire nei nostri locali, rischiamo di chiu- dere e in molti perderanno il posto di lavoro”, ha spiegato Wu a Open. SICUREZZA ALIMENTARE Certamente gioca un ruolo pre- ponderante la paura di frequentare luoghi affollati, e ancora di più la psicosi che ha investito una intera comunità, arrivando a casi estremi di razzismo e ignoranza come i car- telli chevietavano l’ingressoai cinesi affissi in alcuni locali di Roma e fatti rimuovere dall’autorità giudiziaria. Va anche detto poi che il legame tra malattia e cibo è talmente radi- cato (vedi box) da risultare imme- diato. E poco importa se le leggi europee vietano l’importazione di carne cruda e di animali vivi dalla Cina, e la carne - e ormai sempre McDonald’s eStarbucks nella regio- ne di Hubei. Sono stati la sentinella di un problema che i nostri ristoranti hanno vissuto subito dopo. Prima di tutto i cinesi, che nella sola Milano a pochi giorni dal lanciato allarme hanno registratosecondoFrancesco Wu, consigliere di Confcommercio e referente per l’imprenditoria stra- niera, perdite di fatturato del 50% condiversedisdettedi prenotazioni.

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