Qualitaly_114
DIC. GEN. 2020 21 diverse sui prodotti che si preparano. E, tutte le volte, si fanno delle rifles- sioni diverse, tipo, chissà come sarà questo o quell’altro frutto… fiorisce prima o dopo…oppure sta cambian- do il clima, quindi, la stagionalità, e via dicendo. Altro aspetto, quello che a me dà maggiori soddisfazioni, è che il cliente viene nel mio risto- rante sapendo di non trovare mai la stessa cosa”. L’incertezza climatica che da decenni interessa il nostro pianeta crea disagi e confusionenell’opinionepubblica e in alcuni settori, soprattutto inquello agricolo/alimentare. Le stagioni non rispecchiano più gli standard che tutti conoscevamo. Dall’inverno si passa direttamente all’estate. Sono scomparse quasi del tutto la primavera e l’autunno. Un clima che è sempre più vicino a quel- lo tropicale e ci propone prolungati periodi di siccità in estate e di pioggia in inverno. Un fenomeno che, oltre a sconvolge- re e a condizionare l’economia e la produzione mondiale, in particolar modo quella agricola e industriale, ultimamente, obbliga Stati, istituzio- ni e studiosi ad affrontare tempesti- vamente il problema, e a spingere i produttori e i consumatori a stra- volgere le loro abitudini. Francesco Sottile, del comitato ese- cutivo di Slow Food Italia e docente di agraria all’università di Palermo, afferma che “dobbiamo continuare a sostenere fortemente il legame che esiste tra le tecniche agronomiche tradizionali e agro ecologiche con il rispetto delle risorse naturali, con- siderando il cambiamento climatico che è molto più temibile, laddove si usino varietà straniere e laddove si pratichi un’agricoltura industriale lontana da un metodo tradizionale”. Da qualche decennio la scienza an- nuncia che i modelli industriali di agricoltura e di allevamento con- tribuiscono incisivamente all’emis- sione di gas serra. Un campanello d’allarme che ci spinge a riflettere e a pensare di cambiare il nostro stile di vita per evitare l’irreparabile. LE (BUONE) AZIONI DA METTERE IN CAMPO Per affrontare l’emergenza clima non bastano le azioni governative ma è necessario soprattutto che ognuno di noi si assuma le proprie respon- sabilità cambiando, innanzitutto, le abitudini quotidiane. “Dobbiamo rivedere lo stile di vita del consumatore moderno – sottolinea il docente palermitano – E avvicinarci nuovamente alle produzioni di prossimità, laddove non si facciano, e a quelle legate alla biodiversità che sono stretta- mente connesse alla produzione sostenibile. Sicuramente dobbiamo continuare a rinforzare il legame che c’è tra le tecniche agronomiche tradizionali e agro ecologiche, con- siderando sempre il cambiamento climatico che è molto più temibile laddove si usino varietà straniere o un’agricoltura industriale con Francesco Sottile, del comitato esecutivo di Slow Food Italia e docente di agraria all’università di Palermo Se rispettassimo le tecniche tradizionali di coltivazione e i cicli ordinari delle colture, anche le stagionalità pazze potrebbero offrire ottime opportunità per tutti
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