Qualitaly_110

APR. MAG. 2019 13 il mantenimento della forma anche a seguito di stress termici, o ancora ci potrebbero essere bicchieri che si incastrano uno nell’altro e non si possono separare”. Quanto alla loro sicurezza, al mo- mento la letteratura scientificadispo- nibile su questi materiali è scarsa. “Personalmente – racconta la Vitulli – nei nostri laboratori abbiamo ve- rificato esempi di modifiche anche visive a carico di alcuni materiali. Per esempio una vaschetta in farina di bambù, che cambiava colore da verde vivo a più opaco a contatto con simulanti alimentari. C’è uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità sul PLA (presentato aParma –Congresso BioPolPack – nel mese di aprile 2010) in cui immagini al microscopio SEM mostranomodifiche della superficie di manufatti in PLA a contatto con simulanti alimentari”. Regolamento, quindi ci potrebbero essere delle differenze tra le indica- zioni date e il recepimento in Italia”. In attesa dell’uscita della legge ita- liana, ecco qualche indicazione sui materiali che sarà possibile usare. “Le alternative – spiega la Vitulli – dovrebbero essere le plastiche bio- degradabili (come il PLA, acido po- lilattico) e i materiali cellulosici, cioè a base carta. Essi devono rispettare i requisiti di riciclabilità (per la carta) e di biodegradabilità e compostabilità (per il PLA), stabiliti da norme tec- niche. Tutti i prodotti devono essere idonei tecnicamente. I prodotti non devono necessariamente riportare delle marcature, anche se general- mente riportano il logo dell’ente di certificazione. Le informazioni a ri- guardo potrebbero essere riportate anche sulle schede tecniche che li accompagnano. Vanno comunque richieste al fornitore al momento dell’acquisto, perchéun’etichettatura in merito non è obbligatoria”. Un altro parametro che va valutato è l’idoneità tecnologica del prodotto che abbiamo scelto per la funzione che deve svolgere. “C’è sempre un prezzo da pagare per compensare il fatto che un materiale si degradi fa- cilmente – sottolinea –. Per esempio, ci potrebbero essere problemi con la resistenza alle alte temperature o con MILANO PARTE CON LA SPERIMENTAZIONE Mentre si chiariscono gli aspetti le- gislativi e si approfondiscono quelli legati alla sicurezza, alcune ammini- strazioni si sonomosse nella direzio- na tracciata dalla Direttiva Europea. È il caso del capoluogo lombardo, che lo scorso febbraio ha lanciato il progetto “Milano Plastic Free”. L’ini- ziativa sperimentale coinvolge bar e ristoranti in quattro vie delle zone Niguarda e Isola. I locali che aderiranno verranno af- fiancati da volontari di Legambiente che analizzeranno la tipologia e i

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=