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DIC. GEN. 2019 57 presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Dop Riviera Ligure –. Oltre alla dolcez- za, all’eleganza e alla versatilità, al- la sicurezza nei controlli del nostro olio, aggiungiamo anche le verifiche a campione nei punti vendita, azioni che danno ulteriori certezze”. Quello ligure è un ‘piccolo e grande’ sistema ecologico olivicolo, suppor- tato dalla varietà delle cultivar: oltre alla conosciuta Taggiasca, si trovano laArnasca, la Colombaia, la Liccione, la Merlina, la Negrea, giusto per ci- tarne alcune, tutte tipologie in grado di arricchire il già ricco ventaglio aromatico della Dop. Come si posiziona l’Extravergine della Riviera Ligure nel mercato e nel canale della ristorazione? “Esportiamo in tutto il mondo – continua il presidente – sempre nel rispetto dei nostri numeri. Stiamo sostenendo anche la ristorazione, partendo dalle basi, con corsi mirati verso i giovani chef e verso il perso- nale di sala. Saper scegliere la qualità è fondamentale per una ristorazione di successo e duratura”. Olio: i nostri marchi “Tutti i nostri soci, tra le principali referenze, hanno l’olio – precisa Giorgio Frigo , buyer CIC–venduto sia in Italia cheall’estero.Dob- biamosottolineareunelemento importante, ossia la presenza di due linee di prodotto all’interno della Cooperativa Italiana Ca- tering: Tavola Viva e Qualitaly, e proprio conquest’ultimoetichettiamounprodotto 100% italiano che, nella maggior parte dei casi, va alla ristorazione e viene preso in mano dal consumatore finale”. Un segmento di livello al quale si affianca l’altra linea, ben inserita e di successo, fatta con un mix di oli comunitari, vale a dire con un insieme di olive che, a seconda dell’annata, possono arrivare da Spagna, Grecia e dalla stessa Italia, comunque, solo da Paesi della Comunità Europea. “I prodotti italiani sono ricercatissimi. In questo caso specifico, trattan- dosi di olio ci sono molte richieste che arrivano anche dalla ristorazione americana: molti chef (non solo quelli con origine tricolore) si sono resi conto del potenziale dell’extravergine e di come possa fare la differenza in cucina, non tanto nell’utilizzo ‘vivo’, soprattutto per una questione di costi, ma adoperato per condire una ricetta o per completare un piatto… di sicuro il sapore ne guadagna. Nonostante i prezzi – specifica Frigo – siano ancora importanti, visto che 1 litro di olio comunitario costa sui 3 euro, mentre quello 100% italiano il doppio, la cultura su questo prodotto è cresciuta notevolmente, identificandolo come alimento fondamentale per la tavola della ristorazione. Certo, ogni aspetto deve essere messo a confronto anche con le singole tradizioni regionali e con le variegate cucine internazionali”. Giorgio Frigo, buyer CIC

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