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54 GIU. LUG. 2018 IN CUCINA DI ELENA CONSONNI Cuochi, su il cappello! C’è a chi non piace, a chi dà fastidio, ma indossare il copricapo è d’obbligo per chi lavora in cucina. Ed è indice di rispetto per l’avventore L a vanità è femmina? No, la vanità è chef. Sempre che sia questo il motivo per cui, quando appaio- no nelle trasmissioni televisive o sono protagonisti di cooking show “dimenticano” spesso di indossare il copricapo simbolo di questa pro- fessione. E tanto più il cuoco dietro ai fornelli è un volto noto, tanto più è probabile che si presenti a capo scoperto. Recentemente il magazine on-line “Il fatto alimentare” ha pubblicato una serie di immagini di chef del momento, molti dei quali stellati, che – ritratti nelle loro cucine o in eventi speciali – non indossano la classica toque blanche, paragonan- doli al recentemente scomparso Paul Bocuse, che invece nelle immagini disponibili in rete indossa sempre – fieramente – il copricapo bianco. Sì, perché il cappello da cuoco ha un ruolo molto più importante, quello di garantire al consumatore che nul- la di indesiderato finisca nel piatto. Indossarlo è indice di rispetto, non solo delle buone prassi igieniche, ma soprattutto dei propri avventori. Ma cosa chiede la legge? «L’igiene del personale di cucina e le re- gole di comportamento – spiega Roberta De Noia, tecnologa ali- mentare e consulente per diverse società di ristorazione in materia di Haccp - rientrano nei programmi di prerequisiti (PRP), definiti come condizioni e attività di base della
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