MX_328
71 Luglio/Agosto 2020 solare e colorato. In aggiunta, selezioniamo figure che abbiano un’atti- nenza specifica ai territori, al food, al design… sono tutte componenti che si legano strettamente ai nostri obiettivi”. Le esigenze comunicative variano,ma c’èunelemento chedeve essere tenuto inconsiderazione, aprescindere che si tratti dimultinazio- nali oaziendedimedie-piccoledimensioni: avviareuna collaborazione congli influencer che possa creare delle relazioni costruttive e capaci di durare anni. “Serve una conoscenza approfondita e, per entrare nell’ot- tica di una bevanda, anche per la mixology, bisogna avere un bagaglio di competenze che si crea nel tempo – spiega la Junior BrandManager Italian SparklingDrinks – In aggiunta, per quel che ci riguarda, la figura dell’influencer nonha scopi commercialima èun supportoattraverso il quale veicoliamo conmodernità il nostro marchio”. Mappature degli influencer che possano rispettare il brand, reciproca conoscenza e atti- vitàmirata, queste sono le basi dalle quali partire. “Per avere un lavoro di uncerto tipoepoi avereun riscontro, servonoalmenounpaiod’anni – concludeValeria Eccellente –Di sicuro è un impegno supiù frontima, per raggiungere al meglio quanto prefissato, Sanpellegrino garantisce ancheuna speciedi affiancamentoai drink influencer affinchépossano scoprire e fare proprie tutte le peculiarità dei prodotti”. TRA CONSIGLI ED EMOZIONI Se fino a poco tempo fa i parametri di scelta erano dettati quasi esclusi- vamentedal numerodei follower, oggi le aziende cercanoaltri elementi da valutare, come la creatività applicata al prodotto, la bravura di saper trasmettere il valore storico di unmarchio o di un prodotto, oltre all’a- bilità di saper interpretare la mixolgy in modo idoneo, rivolgendosi a un target sensato. “Sono un mediatore culturale, posizionata tra azienda e bar e tra bar e cliente finale”. È quanto afferma Valentina Crucil , alias La Ragazza che Beve , drink influencer e attivissima sul suo blog www.la - ragazzachebeve.it . “Mi piace poter aiutare e consigliare chi si approc- cia a questo mondo o chi ha necessità di qualche suggerimento per assaggiare il cocktail del momento”. Gli studi allo IULM e il Barmaster in Campari Academy sono stati i percorsi seguiti da La Ragazza che Beve affinché, munendosi di professionalità potesse approcciarsi alla distillazione e ai cocktail, per poimettere in campo le sue competenze universitarie costruendoque- sta nuova attività di business. “Bisognaammetterlo…nonè facile far capiree spiegareundrink – continua LaRagazza cheBeve – Prima di tutto subentra la soggettività del gusto; il passo successivo è dato dalla parte tecnica che cerco di ren- dere chiara anche a chi non è esperto ma, soprattutto, punto sulla sen- sazione del cliente, ossia mi concentro sull’esperienza che può vivere trovandosi inundeterminato localeebevendoundeterminatococktail: deve sempre essere di qualità”. Tra le priorità di un locale c’è quella di fidelizzare una parte del- la clientela: ecco un altro obiettivo che il drink influencer può aiutare a far raggiungere, tutto ciòper un servizio semprepiù consumer oriented ed efficiente. “La capacità comunicativa e le competenze inmarketing, unite alla credibilità che la figura ha nel mercato – conclude la drink blogger – sonodoti strategiche che bisognapossedere, così da utilizzar- le per supportare un’azienda, per espandersi e fortificarsi sul mercato della distillazione e del beverage di largo consumo. È il modomigliore per creare il giusto legame anche con i bar e il cliente finale”. ❁ Tra gli obiettivi dei drink influencer c’è quello di far prevalere un consumo corretto e responsabile. SOPRA “La Ragazza che Beve”, blogger e drink influencer WWW . LARAGAZZACHEBEVE . IT
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=