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69 Luglio/Agosto 2020 P er alcuni la questione ha avuto inizio con la diffusione e l’uso massicciodei social, attraverso i quali ogni immagine, commen- to, opinione e luogo, in un click, arriva a tutti, da un emisfero all’altro. Ed èpropriodaquesta velocitàdi trasmissione che veicola una comunicazione “mordi e fuggi”, fatta di curiosità e di voglia di vedere, che prendono forma nuove figure professionali, non solo nel mondo fashion ricco di pailettes, lustrini e griffe, ma anche nel settore del food & beverage. Fino a qualche tempo fa si sentivaparlare solodi foodblogger… ora questa categoria ne vede un’altra similare e con le stesse finalità, declinata però nel mondo “liquido”: i drink influencer o drink blogger. Un sondaggio che ha abbracciato gli ultimi mesi del 2018 e i primi del 2019 riportandonumeri significativi rispetto alla nuova figu- ra, dati che, anche se più orientati verso il mondo del marketing wine, hanno sottolineato un grande interesse da parte delle aziende verso queste professioni emergenti, con un 60% circa di intervistati che ri- badiscono l’intenzione di mettere a budget un drink influencer e/o un marketing wine. I pareri e le opinioni che si susseguono sull’argomento sono spesso discordanti e, in molti casi, sollevano questioni legate princi- palmente a una professionalità “vecchio stampo” che nasce da anni di preparazione giornalistica e di esperienza nel settore, paragonata a un approccio più moderno e digitale ma non sempre accompagnato da una vera conoscenza del settore. UNA NUOVA PROFESSIONE Sul modello dei già citati food blogger – il primo sito/blog sembra es- sere nato negli Usa verso la fine degli anni ’90 – i drink blogger hanno la passione per il bere bene, per scoprire le nuove tendenze in fatto di mixology, per capire e analizzare la varietà dei prodotti aziendali e per suggerire un approccio e un consumo alcolico responsabile. Frequen- tatori di locali e bar, si pongono l’obiettivo di studiare da vicino la cre- atività del bartender e dei diversi cocktail miscelati, oltre ad analizzare il contesto pure dal punto di vista del design, dell’ambiente e dell’arre- do. Tutto ciò che si scopre viene poi riportato in modo creativo e con un linguaggio che affascina sul proprio blog, oltre a scatenarsi in foto e post sulle pagine social, da Instagram a Facebook. Basta connettersi a unapaginaoaun sitodi unodei nuovi drink influencer per trovare con- sigli su come e dove passare il sabato sera, per sperimentare un nuovo locale in cui vivere un’esperienza diversa con gli amici o dove gustare un cocktail mai provato prima. Qual è il ruolo dei drink influencer e qual è la loro attività rap- portata alle aziende che, sempre di più, si avvalgono di queste figure professionali? “Personalmente ritengo che gli influencer, aprescindere dal settore, si possanodividere indue categorie: ci sonoquelli chehanno tantissimi followers e i ‘micro’ influencer – dichiara NerinaDiNunzio , Founder at Food Confidential – I primi sono quelli che si riferiscono a un pubblico vasto ed eterogeneo, i secondi sono quelli che hanno un pubblicodefinito, piùdi nicchia e titolato, magari connumeri che van- no dai 1.000 a 5.000 followers”. Una bella distinzione che classifica la seconda categoria come composta da coloro che partecipano attivamente agli eventi esclusivi, che conosconopersonalmente i bartender più importanti e gli chef stel- lati… insomma, tutto ciò li porta ad avere un seguito autorevole, iden- tificato dalle aziende come un target di riferimento sul quale fare leva. “Le stesse aziende danno attenzione a questo aspetto; vedono se sannomuoversi sui social inmodo discretoma efficace, se i loro PUNTI DI DEBOLEZZA Modernità, approccio giovane e immediato ma quali sono i limiti che le aziende si trovano ad affrontare verso i drink blogger? Sul tavolo del dibattito ne vengono posti tre, quelli che possono valere non solo per il comparto del beverage, ma per tutto il mondo aziendale: ◼ La difficoltà nell’identificare e scegliere un influencer poiché, oltre alla capacità di divulgare un prodotto, deve essere in grado di mettere sempre in primo piano la filosofia aziendale. ◼ La misurazione del ritorno sull’investimento e su quali parametri effettivi. ◼ L’abilità o meno di trovare modi alternativi e coinvolgenti che possano andare oltre la solita fotografia postata sui social o su un blog. Oltre a dare spiegazioni di carattere tecnico è indispensabile far provare una bella emozione al cliente. DESTRA Nerina Di Nunzio, Founder at Food Confidential →
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