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36 Mixer / OTTOBRE 2018 PUBBLICO ESERCIZIO Starbucks A proposito di prezzi dà soddisfazione scoprire che ora le associazioni dei consumatori riconoscono ai bar italiani la capacità di offrire un servizio a prezzi contenuti. La cronaca di questi giorni è ricca di denunce contro i prezzi salati di Starbucks e, all’opposto, di apprezzamenti per le virtù dei listini dei bar. C’è voluta l’apertura di Starbucks per ricono- scere questa semplice verità. Il bar italiano, fortedellaconsapevolezzacheStarbucks nasce dauna sua“costola”, dovrà raccogliere la sfidapermantenere alto il livello della qualità del prodotto e del servizio e per mi- gliorare l’attenzione al layout dei locali, all’atmosfera dell’am- bientee all’innovazione. Tuttoquesto va fatto sapendo che la partitasigiocasuunascaladifferentedaquelladiuncolossoda milioni di euro e su fattori fondamentali come la prossi- mità, larelazionecon il clientee la flessibilitàdell’offerta. cativamente caratterizzato l’evoluzione dl bar dando vita a format ben definiti che vanno oltre il concetto di bar gene- ralista sempre più in crisi. L’aperturadi Starbucks, annunciatadasempre, dimostrache il colosso a stelle e strisce hameditatomolto prima di sbarcare nel nostro Paese. Non possiamo non pensare che proprio quella rete di migliaia di bar, che peraltro fece accendere la lampadina a Howard Schultz, è stata la barriera che ha fatto sempre rinviare l’apertura di locali in Italia. A ben vedere il locale di Milano non è una caffetteria come le migliaia che Starbucks ha in giro per il mondo. È un “tem- pio” del brand. Il management, gli architetti, gli uomini del marketing e via di seguito che lo hanno ideato e realizzato hanno pensato che solo un concept con quelle caratteristi- che, il più grande d’Europa, avrebbe potuto emergere tra le centinaia, a volte migliaia, di bar che in Italia è possibile trovare in una sola città. E Milano, sotto questo profilo, è una bella testimonianza della presenza e diffusione del bar. L’esperienza deve essere il tratto distintivo di questo primo Starbucks in Italia. Un risultato che ha richiesto un ingente impegno economico finanziario per la realizzazione ed un altrettanto ingente impegno per la gestione. Si legge che sono impiegati oltre 300 addetti. Non è dato di sapere a chi scrive l’effettivo input di lavoro misurato in personale full time equivalent ma non è difficile immaginare che siamo dinanzi ad un costo del lavoro milionario. Senza trascurare il costo di una location di 2.400 metri quadrati nel centro di Milano dove i canoni mensili di locazione per immobili ad uso commerciale, stando alle rilevazione dell’osservatorio immobiliare, si aggirano intorno ai 50 euro/mq. Se proviamo a fare qualche conto basandoci sulle poche informazioni disponibili sia dal lato dell’input di lavoro che da quello delle locazioni possiamo supporre che la macchina Starbucks deve essere in grado di generare un volume di ricavi almeno di 12 milioni di euro in un anno che al giorno si traduce in 33 mila euro. Facendo riferimento al listino e supponendo uno scontrino medio di 4 euro è necessario battere, ogni giorno, oltre 8 mila scontrini.

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